Archivio di quartiere: storia n. 10


Quando hanno aperto il secondo Re Artù, si trattava di un luogo molto diverso.  Nel nuovo Re Artù, tutto quello che succedeva nel primo era amplificato. I gruppi, gli spettacoli, lo spazio, che era enorme.  Corrado Veneziano fece realizzare i divani dal fabbro.  Erano coperti di legno e le mamme fecero i cuscini. Tutto fu costruito lì.
Io, Corrado Veneziano, Giulia Veneziano, Federico Fazio, Furio Romano, Marco Radina, Lino Manosperta, Pantaleo, Fabio Sciannameo, Daniela dell’Aquila, Tonio Eboli eravamo gli attori che hanno recitato negli spettacoli messi in scena in quegli anni.
Ricordo la rappresentazione de “I negri” di Jean Genet che si tenne nel teatro della chiesa dei Carmelitani, in via Napoli. Facemmo tantissimi viaggi per trasportare la scenografia. Eravamo sospesi su una impalcatura alta. Facemmo moltissime prove per un solo spettacolo. Avevamo chiesto l’autorizzazione per la rappresentazione direttamente all’autore. La sua risposta negativa però giunse tardi e noi ci esibimmo ugualmente.



Poi abbiamo messo in scena “I martiri d’Otranto” di Bagnato, a cui ha partecipato anche Tata.
Ma è nella prima sede del Re Artù che io e Gianna Pia abbiamo fatto il primo corso di dizione e recitazione con Corrado Veneziano. Andavamo nel pomeriggio. Facevamo parte di una compagnia teatrale che si chiama Profondo Sud. Leggemmo di questo corso e partecipammo. Finito il corso di dizione, Corrado disse che doveva metter su lo spettacolo “I ciechi” di Maeterlinck. A lui serviva una sola attrice e ci disse di scegliere chi delle due dovesse partecipare. Per lui andavamo bene entrambe. Per fortuna Giannapia doveva studiare per un esame di giurisprudenza e io ho potuto prender parte allo spettacolo. È stato un lavoro che ha avuto moltissime repliche, girando nei piccoli teatri di tutta la provincia.
Raggiungevamo i diversi paesi con la 124 special di Achille Conserti e in treno. Siamo andati a Cisternino, Locorotondo, Torre a mare, Mola di Bari. Mi ricordo la replica a Torre a mare, nello spiazzo a fianco del ristornate da Nicola. Era lì che avevano tirato su un piccolo palco. Vicino al parcheggio c’erano le giostre con la musica. A volume altissimo suonavano in sottofondo Gli alunni del sole. Fu molto difficile quella replica. Nel racconto teatrale eravamo ciechi e perdevamo la nostra guida, che era un frate. Dovevamo dire “dove siamo?” e la gente al quel punto ci suggerì: “A Torre a Maaareee!”. Era esilarante. Però dovevamo recitare. E ci divertivamo. Poi era estate e non dovevamo abbronzarci. Eravamo vestiti di nero. Corrado, in quanto regista, si arrabbiava perché continuavamo ad andare al mare.
Quindi ci siamo spostati nella seconda sede del Re Artù, ci andavamo ogni giorno e avevamo un solo giorno libero a settimana. Noi ragazze entravamo alle quattro di pomeriggio per preparare le cose da mangiare e uscivamo alle 7 di mattina, per poi andare a lavorare. È stato un periodo meraviglioso.

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